Giorni difficili (terza ed ultima parte)

mercoledì, dicembre 02, 2009

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In questo testo, tratto dal libro «Karate-do - il mio stile di vita», il Maestro Gichin Funakoshi ripercorre i tempi dell'introduzione del Karate in Giappone.

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Un'altra volta fui chiamato dal segretario del barone Yasuo Matsudaira, che abitava accanto al nostro ostello.
I Matsudaira erano, naturalmente, una famiglia importante, ed il barone e sua moglie erano genitori adottivi della principessa Chichibu.
«Sono venuto», disse il segretario, «per ringraziare l'anziano signore dell'ostello che spazza il terreno davanti al nostro cancello ogni mattina. Il mio padrone gli manda questo piccolo segno di gratitudine». Con ciò, mi porse una scatola di dolci.
L'epilogo della storia si verificò pochi anni più tardi, quando la stessa persona mi fece visita di nuovo per scusarsi per avermi chiamato «l'anziano signore che spazza il terreno». Egli continuò: «Allora, naturalmente, non avevo idea che voi foste l'illustre esperto di Karate, Gichin Funakoshi».
È vero che i giardini della casa dello studente richiedevano parecchia attenzione, poiché spesso i ragazzi venivano lì a giocare. Dopo un'ora di pulizia spaccaschiena a causa loro, talvolta li sgridavo dicendo che era giusto giocare in giardino ma non mettere in disordine i giardini.
Un giorno, uno di essi, un piccolo demonio dalla lingua tagliente mi chiamò «karasu-uri» (zucca vuota di serpente) e poi i ragazzi iniziarono il coro. Tutto mi sembrava misterioso e non capivo perché ero stato paragonato ad una zucca vuota fino alla sera in cui mi guardai nello specchio e scoppiai a ridere quando vidi la rassomiglianza. Sebbene io non beva alcolici, il mio colorito è piuttosto roseo , e poiché la mia pelle è anche estremamente liscia, potei capire come, nella mente di quel ragazzino, apparivo come un melone che diventa arancio chiaro quando matura.
Così, per i miei allievi ero l'esperto di Karate, per la famiglia Matsudaira ero solo un anziano spazzino e per la banda di bambini che giocava nel giardino ero ... una zucca di serpente. Trovavo tutto ciò estremamente divertente; ciò che trovai meno divertente furono i giorni di penuria in cui non riuscii a raccimolare abbastanza denaro per comprare il necessario per vivere.
Un giorno decisi che avrei dovuto impegnare qualcosa, ma la questione era: che cosa? Era improbabile che possedessi qualcosa degna di essere data in pegno. Alla fine trovai un vecchio cappello che avevo indossato ad Okinawa ed un kimono di Okinawa tessuto a mano. Li avvolsi con cura e mi avviai camminando con circospezione verso un'agenzia di pegno distante, poiché non volevo che qualcuno degli studenti dell'ostello sapesse della cosa.
Infatti, mi vergognai persino a mostrare i due oggetti al commesso dell'agenzia, poiché entrambi erano vecchi ed usati e, temevo, proprio indegni. Ma il commesso li portò in una stanza nel retro del negozio, dove udii due uomini (l'altro era, probabilmente, il proprietario del negozio) bisbigliare. Dopo pochi istanti, l'impiegato riapparve e mi porse una somma di denaro sbalorditivamente grande.
Fui molto confuso finché, in seguito, appresi che il fratello minore del commesso era un mio allievo. Anzi, ora che ripenso a quegli anni, ricordo numerosi gentili benefattori, fra i quali Hoan Kosugi e gli altri pittori del suo club, e per tutti loro provo un durevole sentimento di gratitudine.
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