AUGURI!!!

giovedì, dicembre 31, 2009

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Seishinkai: Corsi di Karate e Reiki a Cesena
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Nuove cinture gialle!

martedì, dicembre 22, 2009

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I neopromossi a cintura gialla del corso bambini

Ieri, lunedì 21 dicembre, si sono tenute due sessioni d'esame per il passaggio a cintura gialla, una dedicata al corso bambini e l'altra ai principianti adulti.

Complimenti ai neopromossi:

· Carmine Di Gioia
· Alice Galassi
· Teo Giovanni Marcigliano
· Giulio Massocco
· Lucia Massocco
· Luana Menghi
· Alessia Poni
· Aurora Rossi
· Cinzia Soprani

Clicca qui per visualizzare le foto!

Intelligenza e felicità

martedì, dicembre 15, 2009

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«La persona intelligente non si attacca al passato morto, non trasporta cadaveri.
Per quanto belli siano stati, per quanto preziosi, non si porta dietro i cadaveri. Ha finito col passato; è andato e andato per sempre.
Ma la persona stupida è tradizionale. È pronta a seguire i dogmi, pronta a seguire qualsiasi stupido politico, pronta a eseguire qualsiasi ordine - è pronta a cadere ai piedi di chiunque abbia autorità.
Senza intelligenza non può esserci felicità.
L'uomo può essere felice solo se è intelligente, molto intelligente.»
Osho
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Karate Dō Italia Kenkyūkai: 1° Stage Nazionale

mercoledì, dicembre 09, 2009

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Primo Stage Nazionale Karate Do Italia Kenkyukai
Si comunica che nei giorni 12 e 13 dicembre 2009 si terrà a Parma - presso i locali del Centro Internazionale Danza di via Pasubio 3/T – il

Primo Stage Nazionale

Karate Dō Italia Kenkyūkai


Il ritrovo è previsto per le ore 9,00 di sabato 12 dicembre.

Le operazioni di segreteria si svolgeranno dalle 9,00 alle 9,30.

Tutte le informazioni sull'evento, sulle modalità di iscrizione e sui programmi per i diversi livelli di cintura sono riportati nella circolare n. 1/2009, disponibile per il download nella sezione Circolari del sito dell'associazione, all'indirizzo http://www.karate-italia.org.

Giorni difficili (terza ed ultima parte)

mercoledì, dicembre 02, 2009

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In questo testo, tratto dal libro «Karate-do - il mio stile di vita», il Maestro Gichin Funakoshi ripercorre i tempi dell'introduzione del Karate in Giappone.

continua dai post precedent...

Un'altra volta fui chiamato dal segretario del barone Yasuo Matsudaira, che abitava accanto al nostro ostello.
I Matsudaira erano, naturalmente, una famiglia importante, ed il barone e sua moglie erano genitori adottivi della principessa Chichibu.
«Sono venuto», disse il segretario, «per ringraziare l'anziano signore dell'ostello che spazza il terreno davanti al nostro cancello ogni mattina. Il mio padrone gli manda questo piccolo segno di gratitudine». Con ciò, mi porse una scatola di dolci.
L'epilogo della storia si verificò pochi anni più tardi, quando la stessa persona mi fece visita di nuovo per scusarsi per avermi chiamato «l'anziano signore che spazza il terreno». Egli continuò: «Allora, naturalmente, non avevo idea che voi foste l'illustre esperto di Karate, Gichin Funakoshi».
È vero che i giardini della casa dello studente richiedevano parecchia attenzione, poiché spesso i ragazzi venivano lì a giocare. Dopo un'ora di pulizia spaccaschiena a causa loro, talvolta li sgridavo dicendo che era giusto giocare in giardino ma non mettere in disordine i giardini.
Un giorno, uno di essi, un piccolo demonio dalla lingua tagliente mi chiamò «karasu-uri» (zucca vuota di serpente) e poi i ragazzi iniziarono il coro. Tutto mi sembrava misterioso e non capivo perché ero stato paragonato ad una zucca vuota fino alla sera in cui mi guardai nello specchio e scoppiai a ridere quando vidi la rassomiglianza. Sebbene io non beva alcolici, il mio colorito è piuttosto roseo , e poiché la mia pelle è anche estremamente liscia, potei capire come, nella mente di quel ragazzino, apparivo come un melone che diventa arancio chiaro quando matura.
Così, per i miei allievi ero l'esperto di Karate, per la famiglia Matsudaira ero solo un anziano spazzino e per la banda di bambini che giocava nel giardino ero ... una zucca di serpente. Trovavo tutto ciò estremamente divertente; ciò che trovai meno divertente furono i giorni di penuria in cui non riuscii a raccimolare abbastanza denaro per comprare il necessario per vivere.
Un giorno decisi che avrei dovuto impegnare qualcosa, ma la questione era: che cosa? Era improbabile che possedessi qualcosa degna di essere data in pegno. Alla fine trovai un vecchio cappello che avevo indossato ad Okinawa ed un kimono di Okinawa tessuto a mano. Li avvolsi con cura e mi avviai camminando con circospezione verso un'agenzia di pegno distante, poiché non volevo che qualcuno degli studenti dell'ostello sapesse della cosa.
Infatti, mi vergognai persino a mostrare i due oggetti al commesso dell'agenzia, poiché entrambi erano vecchi ed usati e, temevo, proprio indegni. Ma il commesso li portò in una stanza nel retro del negozio, dove udii due uomini (l'altro era, probabilmente, il proprietario del negozio) bisbigliare. Dopo pochi istanti, l'impiegato riapparve e mi porse una somma di denaro sbalorditivamente grande.
Fui molto confuso finché, in seguito, appresi che il fratello minore del commesso era un mio allievo. Anzi, ora che ripenso a quegli anni, ricordo numerosi gentili benefattori, fra i quali Hoan Kosugi e gli altri pittori del suo club, e per tutti loro provo un durevole sentimento di gratitudine.
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Giorni difficili (seconda parte)

giovedì, novembre 26, 2009

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In questo testo, tratto dal libro «Karate-do - il mio stile di vita», il Maestro Gichin Funakoshi ripercorre i tempi dell'introduzione del Karate in Giappone.

continua dal post precedente...

Da semplice insegnante di provincia quale ero, mi sentii molto onorato per questa richiesta da parte di un grande maestro di Judo quale Jigoro Kano, e così, naturalmente, accettai.
Qualche tempo dopo, stavo nuovamente preparandomi a ritornare ad Okinawa quando una mattina fui chiamato dal pittore Hoan Kosugi. Egli mi disse che quando visitò Okinawa qualche tempo prima per una spedizione di pittura, era stato profondamente impressionato dal Karate e voleva imparare l'arte ma qui a Tokyo non riusciva a trovare né insegnanti né manuali. Volevo io, chiese, considerare di rimanere a Tokyo un po' di più per istruirlo personalmente?
Così, ancora una volta, rimandai la partenza e cominciai a dare lezione ai membri di un gruppo di pittori di cui Kosugi era il presidente. Dopo alcune sedute, capii improvvisamente che se volevo vedere il Karate-do conosciuto in tutto il popolo del Giappone, io ero l'uomo adatto e Tokyo era il posto dove incominciare. Così scrissi ad Azato ed Itosu esponendo loro la mia idea, ed entrambi i maestri risposero con lettere di incoraggiamento, ammonendomi contemporaneamente che mi sarei trovato in un periodo difficile.
In ciò, come avvenne, essi ebbero più che ragione. Mi trasferii nel Meisei Juku, un ostello per studenti di Okinawa (situato nel quartiere Suidobata di Tokyo), dove mi fu permesso di usare l'aula di lezione come dojo temporaneo quando non era usata dagli studenti. Comunque, il denaro era un problema critico: non ne avevo di mio, la mia famiglia ad Okinawa non era proprio in grado di mandarmene, ed io all'epoca non riuscivo a trovare finanziatori, poiché il Karate era ancora virtualmente sconosciuto.
Per pagare la minuscola stanza dove dormivo, intrapresi ogni sorta di lavoro saltuario alla pensione: sorvegliante, custode, giardiniere, spazzavo persino le stanze. A quel tempo avevo pochissimi studenti, così naturalmente le rette che mi pagavano non erano sufficienti a sbarcare il lunario. Per favorire la soluzione al problema di come avere abbastanza da mangiare, persuasi il cuoco dell'ostello a prendere lezioni di Karate, ed in cambio egli mi concedeva una riduzione sul mio conto alimentare mensile. Era una vita difficile, ma quando ci ripenso dopo tutti questi anni, concludo che fu anche bella.
Ed ebbe anche momenti piacevoli. In quei giorni, le interviste su giornali e periodici erano rare, ma un giorno apparve un reporter nell'ostello. Mentre si avvicinava ero intento a spazzare il viale del giardino e, ovviamente, mi scambiò per un domestico.
«Dove posso trovare il signor Funakoshi, l'insegnante di Karate?», chiese.
«Un momento, signore», risposi affrettandomi. Salii rapidamente in camera mia, indossai il mio kimono da cerimonia, e poi scesi verso l'ingresso dove stava attendendo il reporter.
«Come sta?», dissi. «sono Funakoshi.»
Non potrò mai dimenticare l'espressione di sbalordimento sul viso del giornalista quando si rese conto che il giardiniere ed il maestro di Karate erano la stessa persona!
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fine seconda parte ...

Giorni difficili (prima parte)

giovedì, novembre 19, 2009

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In questo testo, tratto dal libro «Karate-do - il mio stile di vita», il Maestro Gichin Funakoshi ripercorre i tempi dell'introduzione del Karate in Giappone.

Fu, ricordo, verso la fine del 1921 che il Ministro dell'Educazione annunciò che nella primavera seguente si sarebbe tenuta una dimostrazione di antiche arti marziali giapponesi, presso la Scuola Normale Superiore Femminile (allora situata ad Ochanomizu-Tokyo). La prefettura di Okinawa fu invitata ad intervenire alla dimostrazione, ed il Dipartimento dell'Educazione mi chiese di dimostrare la nostra locale arte del Karate nella capitale giapponese. Io, naturalmente, accettai immediatamente e cominciai a fare progetti.
Dato che il Karate era allora poco conosciuto fuori da Okinawa, e dato che le persone a cui doveva essere presentato ne sapevano poco o niente, pensai che ci fosse bisogno di qualcosa di piuttosto drammatico nella maniera di presentarlo. Ciò che feci, di conseguenza, fu di fotografare varie posizioni, kata, movimenti delle mani e dei piedi, e di ordinare le foto su tre lunghi rotoli. Li portai con me alla capitale. L'intera dimostrazione si rivelò un grande successo, ma penso che lo fu particolarmente per la mia presentazione dell'arte di Okinawa alla popolazione di Tokyo.
Avevo programmato di tornare alla mia isola nativa immediatamente dopo la dimostrazione, ma posticipai il mio ritorno quando il defunto Jigoro Kano, fondatore e presidente del Judo Kodokan, mi chiese di tenere una breve conferenza sull'arte del Karate-do. Dapprima esitai, non ritenendo di essere sufficientemente all'altezza, ma poiché Kano era così convinto, accettai di dimostrare alcuni kata per lui. Il posto doveva essere il Kodokan stesso, ed io avevo pensato che solo un piccolo gruppo, probabilmente lo staff degli insegnanti più anziani, sarebbe stato presente per la mia esecuzione. Con mio grande stupore trovai invece oltre un centinaio di spettatori ad attendermi.
Come partner nella dimostrazione avevo scelto Shinkin Gima, che allora studiava alla Tokyo Shoka Daigaku (ora Università Hitotsubashi). Gima era un karateka di prim'ordine che aveva praticato intensamente prima di lasciare Okinawa. Molto impressionato, Kano mi chiese quanto tempo si sarebbe impiegato per approfondire il kata che avevamo dimostrato.
«Almeno un anno», risposi.
«Ah, è troppo», disse. «Potreste insegnarmene solo qualcuno dei basilari?»
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continua ...

I sette principi del Bushido

venerdì, novembre 13, 2009

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  • 義, Gi: Onestà e Giustizia

Sii scrupolosamente onesto nei rapporti con gli altri, credi nella giustizia che proviene non dalle altre persone ma da te stesso. Il vero Samurai non ha incertezze sulla questione dell'onestà e della giustizia. Vi è solo ciò che è giusto e ciò che è sbagliato.

  • 勇, Yu: Eroico Coraggio

Elevati al di sopra delle masse che hanno paura di agire, nascondersi come una tartaruga nel guscio non è vivere. Un Samurai deve possedere un eroico coraggio, ciò è assolutamente rischioso e pericoloso, ciò significa vivere in modo completo, pieno, meraviglioso. L'eroico coraggio non è cieco ma intelligente e forte.

  • 仁, Jin: Compassione

L'intenso addestramento rende il samurai svelto e forte. È diverso dagli altri, egli acquisisce un potere che deve essere utilizzato per il bene comune. Possiede compassione, coglie ogni opportunità di essere d'aiuto ai propri simili e se l'opportunità non si presenta egli fa di tutto per trovarne una.

  • 礼, Rei: Gentile Cortesia

I Samurai non hanno motivi per comportarsi in maniera crudele, non hanno bisogno di mostrare la propria forza. Un Samurai è gentile anche con i nemici. Senza tale dimostrazione di rispetto esteriore un uomo è poco più di un animale. Il Samurai è rispettato non solo per la sua forza in battaglia ma anche per come interagisce con gli altri uomini.

  • 誠, Makoto o 信, Shin: Completa Sincerità

Quando un Samurai esprime l'intenzione di compiere un'azione, questa è praticamente già compiuta, nulla gli impedirà di portare a termine l'intenzione espressa. Egli non ha bisogno né di "dare la parola" né di promettere. Parlare e agire sono la medesima cosa.

  • 名誉, Meiyo: Onore

Vi è un solo giudice dell'onore del Samurai: lui stesso. Le decisioni che prendi e le azioni che ne conseguono sono un riflesso di ciò che sei in realtà. Non puoi nasconderti da te stesso.

  • 忠義, Chugi: Dovere e Lealtà

Per il Samurai compiere un'azione o esprimere qualcosa equivale a diventarne proprietario. Egli ne assume la piena responsabilità, anche per ciò che ne consegue. Il Samurai è immensamente leale verso coloro di cui si prende cura. Egli resta fieramente fedele a coloro di cui è responsabile.
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Fonte: Wikipedia, l'enciclopedia libera

Il Bushidō

giovedì, novembre 05, 2009

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Il Bushido (giapp. 武士道, la via del guerriero) è un codice di condotta e un modo di vita, analogo al concetto europeo di Cavalleria, adottato dai guerrieri giapponesi. In esso sono raccolte le norme di disciplina, militari e morali che presero forma in Giappone durante gli shogunati di Kamakura (1185-1333) e Muromachi (1336-1573), e che furono formalmente definite ed applicate nel periodo Tokugawa (1603 - 1867).

Ispirato ai principi del buddhismo e del confucianesimo adattati alla casta dei guerrieri, il Bushido esigeva il rispetto dei valori di onestà, lealtà, giustizia, pietà, dovere e onore che dovevano essere perseguiti fino alla morte. Il venir meno a questi principi causava il disonore del guerriero, che espiava commettendo il seppuku, il suicidio rituale.

Successivamente alla Restaurazione Meiji (1866), il Bushido ebbe come punto fondante il rispetto assoluto dell'autorità dell'imperatore e divenne uno dei capisaldi del nazionalismo giapponese. Uno dei principi del Bushido, l'assoluto disprezzo per il nemico che si arrende, fu la causa dei trattamenti brutali e denigranti a cui i giapponesi sottoposero i prigionieri nel corso della seconda guerra mondiale, mentre la ricerca della morte onorevole in battaglia, fu la molla che spinse molti kamikaze al sacrificio.
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FONTE: Wikipedia
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Karate Dō Italia Kenkyūkai

giovedì, ottobre 29, 2009

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È online, seppur con molte sezioni ancora in aggiornamento o in costruzione, il sito della Karate Dō Italia Kenkyūkai.

La neonata associazione è finalizzata alla ricerca nell'ambito del Karate Dō tradizionale giapponese quale Arte Marziale non incentrata sugli aspetti sportivo agonistici.

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Mushin

lunedì, ottobre 19, 2009

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“Un maestro di strategia è qualcuno che ha imparato tutte le tecniche alla perfezione e le ha completamente abbandonate. Egli agisce sempre in uno stato mentale spontaneo. Lo stesso principio deve essere applicato ad ogni altro ambito della vita. Se uno stratega è ossessionato dal pensiero di esibire le arti marziali, ha la malattia delle arti marziali. Se un arciere è dominato dal pensiero di scagliare la freccia, ha la malattia del tiro con l’arco. Si possono controllare liberamente la spada o l’arco e la freccia, solo con il proprio stato mentale ordinario. La mente spontanea è importantissima. Se, quando cerchi di parlare in pubblico, non sei in questo stato mentale, la tua voce tremerà”

Yagyu "Tajima no kami" Munenori – (Heiho Kaden Sho)

Seishinkai in Giappone!

mercoledì, ottobre 14, 2009

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Ōsaka, Kyōto, Nara, il Monte Fuji, Tōkyō, Kamakura e l’affascinante isola di Enoshima - uno dei vanti della prefettura di Kanagawa - questo l’itinerario del viaggio in Giappone cui ha partecipato la delegazione italiana invitata allo stage internazionale di Karate organizzato alle pendici del Fujiyama dalla «Egami Karate-dō Yutenkai», l’associazione degli allievi diretti del M° Shigeru Egami.

Seishinkai Cesena in Giappone!
In rappresentanza della nostra associazione hanno partecipato all’evento tre cinture nere: Francesco Mazzanti, Morris Bartoletti e Davide Maldini (da sinistra a destra nella foto).

Qui le foto del viaggio cui presto seguirà il reportage.

La danza della battaglia

venerdì, ottobre 02, 2009

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La danza della battaglia obbedisce sempre allo stesso, irrequieto ritmo.
Ciò che principia in un impeto di moto violento, è sempre ridotto alla perfetta immobilità

Sun Tzu

Il Maestro Patrick McCarthy in Italia!!!

giovedì, settembre 24, 2009

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Hanshi Patrick McCarthy in Italia

Grazie all'organizzazione dell'amico M° Paolo Gasbarri, nel mese di maggio 2010 sarà in Italia Hanshi Patrick McCarthy, grande ricercatore e storico del Karate nonché direttore tecnico della Ryūkyū Karatejutsu Kokusai Kenkyūkai (Associazione internazionale per la ricerca sul Karate delle Ryūkyū) per condurre un seminario sulle applicazioni dei Kata basate sulle tecniche descritte nella sua traduzione esclusiva del Bubishi.

Il seminario, in programma a Genzano di Roma in data 22 e 23 maggio 2010, sarà a numero chiuso per dare la possibilità a tutti i partecipanti, di seguire le lezioni del Maestro con tutta la tranquillità possibile.

Il costo dei due giorni di stage sarà di complessivi € 70,00 (settanta) per chi prenoterà entro il 31 marzo 2010 e di € 80,00 (ottanta) per chi prenoterà nel mese di aprile 2010. Al 30 aprile 2010 le iscrizioni verranno chiuse.

Non saranno ammesse riprese filmate, ne amatoriali ne specializzate, ma tutti potranno scattare fotografie ed avere bei ricordi nei propri album.

Per ulteriori informazioni e per le modalità di iscrizione (presto sarà disponibile anche il modulo di iscrizione online) potete visitare il sito dell'organizzatore, M° Paolo Gasbarri, all'indirizzo: http://www.karatewado.blogspot.com/

Inaugurazione «Studio 524»

mercoledì, settembre 16, 2009

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Vi aspettiamo sabato 19 settembre 2009 all'inaugurazione della nuova sede dei nostri corsi, la palestra “Studio 524” in via Ravennate 520/524 (clicca qui per visualizzare la mappa).

Inaugurazione Studio 524


Alle ore 15,00 taglio del nastro in presenza del Sindaco di Cesena e altri rappresentanti delle istituzioni locali.

A seguire visita dei locali della nuova sede e illustrazione dei corsi che partiranno dal 21 settembre.

Tutti gli istruttori saranno presenti per rispondere alle domande degli interessati e per dare informazioni specifiche sulle singole discipline.

Aperitivo, buffet e musica per tutti!!!

Al via i corsi di Karate a Cesena

mercoledì, settembre 09, 2009

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Sono online gli orari e le date di inizio relative ai nostri corsi di Karate per adulti e per bambini a Cesena, presso i locali della palestra «STUDIO 524» di via Ravennate 520/524.

Trovate tutte le informazini sul nostro sito principale all'indirizzo:


Per i principianti sono previste due lezioni di prova gratuita!

Vi aspettiamo!!

Breve storia dei Kata (ottava e ultima parte)

sabato, settembre 05, 2009

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di Iain Abernethy
Originale in lingua inglese: http://www.iainabernethy.com/articles/article_19.asp
Traduzione in lingua italiana di Marco Forti
Tradotto e pubblicato con l'autorizzazione scritta dell'autore.
Ogni riproduzione non autorizzata è proibita.


... continua dai post precedenti ...

Questi cambiamenti furono vitali per lo sviluppo del Karate, ma ancora una volta ebbero un effetto negativo sull'aspetto combattivo codificato nei kata. Le tecniche ed i metodi più potenti contenuti nei kata vennero ulteriormente oscurati. La nascita delle competizioni e l'istituzione del sistema di graduazione ebbe come conseguenza lo spostamento dell'attenzione di molti praticanti sull'aspetto esteriore del kata per poter vincere trofei o superare gli esami.

Il combattimento sportivo portò il Karate a focalizzarsi sulla vittoria in competizione contro altri Karateka anziché sull'annientamento di un aggressore che attacchi in maniera violenta e non convenzionale nell'ambito di un combattimento reale, come era nella pratica originaria.

Voglio comunque mettere in guardia il lettore dal vedere questi cambiamenti sotto una luce completamente negativa. Certamente ebbero un effetto sfavorevole sull'efficacia del modo in cui si praticava, ma allo stesso tempo assicurarono la sopravvivenza e la diffusione del Karate. Se queste modifiche non si fossero verificate è estremamente improbabile che il Karate avrebbe lasciato Okinawa, o addirittura che sarebbe sopravvissuto! Quindi questi cambiamenti assicurarono la sopravvivenza del Karate e dei kata ad esso associati. Il kata contiene tutti i principi ed i metodi dell'arte di combattimento originale e per tale motivo, se vogliamo praticare il Karate delle origini, dobbiamo modificare il nostro approccio allo studio dei kata.

In conclusione, i kata sono una raccolta di tecniche e principi di combattimento estremamente efficaci, sviluppati e rifiniti in seguito all'esposizione a diversi sistemi di lotta. I kata furono mantenuti segreti e vennero insegnati solo agli individui più fidati. La condizione unica al mondo in cui si trovò l'isola di Okinawa creò la situazione ideale in cui potessero svilupparsi le più efficaci abilità combattive a mani nude. Diversi eventi storici - vitali per la sopravvivenza e la diffusione del Karate – portarono all'oscuramento delle applicazioni pratiche dei kata.

Spero che dopo aver letto questo articolo siate maggiormente consapevoli dell'evoluzione dei kata e di alcune questioni connesse alla comprensione delle relative applicazioni.
Grazie per esservi presi il tempo necessario alla lettura di questo articolo.
Spero lo abbiate trovato utile.




Breve storia dei Kata (parte settima)

lunedì, agosto 31, 2009

(0) Comments

di Iain Abernethy
Originale in lingua inglese: http://www.iainabernethy.com/articles/article_19.asp
Traduzione in lingua italiana di Marco Forti
Tradotto e pubblicato con l'autorizzazione scritta dell'autore.
Ogni riproduzione non autorizzata è proibita.


... continua dai post precedenti ...

Nell'approccio allo studio delle applicazioni dei kata è necessario ricordare che molti dei nomi assegnati ai vari movimenti non hanno alcun legame effettivo con le relative applicazioni in combattimento. Termini come "parata crescente" o "parata esterna" derivano dal Karate "annacquato" insegnato ai bambini nelle scuole di Okinawa, non dall'arte dall'elevato potenziale combattivo insegnata agli adulti. Studiando il bunkai bisogna fare attenzione a non essere fuorviati dalle "etichette". I cambiamenti di Itosu ebbero riflessi anche sul modo di insegnare, ai bambini i kata venivano insegnati senza le relative applicazioni. La pratica tradizionale prevedeva che prima si studiasse il kata e poi, quando il livello aveva raggiunto uno standard accettabile (e lo studente si era guadagnato la fiducia del maestro), ad esso si affiancasse la pratica delle relative applicazioni. Comunque, da quel momento divenne normale insegnare il kata come esercizio a se stante, senza presentare mai l'applicazione (come avviene tristemente tuttora nelle maggiori scuole di Karate di oggi).

Itosu è spesso colpevolizzato per aver "smussato" il Karate a causa delle modifiche da lui introdotte, ma credo che questa critica sia grossolanamente ingiusta. A quel tempo il Karate era essenzialmente un'arte per uccidere e se Itosu non si fosse fatto carico dell'introduzione nel Karate delle caratteristiche delle attività fisiche moderne – come già avvenuto nel caso del Judo e del Kendo – il Karate oggi sarebbe probabilmente scomparso. Itosu non poteva certo aver idea che il suo "Karate per bambini" sarebbe diventato la più popolare arte marziale del mondo, e, pertanto, non avrebbe potuto immaginare quali profondi effetti avrebbero avuto le sue modifiche (e quelle di coloro che lo seguirono). La maggior parte dei praticanti di Karate dei giorni d'oggi praticano l'arte nel "modo dei bambini" e non l'arte di combattimento efficace delle origini. In effetti lo stesso Itosu incoraggiò i praticanti ad essere consapevoli di queste differenze, quando scrisse: "dovete decidere se il vostro kata è praticato per la salute o per l'utilizzo pratico."

A metà degli anni trenta, Gichin Funakoshi – allievo di Itosu e fondatore del Karate Shotokan – guidò un movimento per far guadagnare al Karate un riconoscimento nazionale dall'associazione delle arti marziali più importante del Giappone. Dopo numerosi incontri e dimostrazioni, al Karate fu finalmente promesso il riconoscimento nazionale, seppur subordinandolo al verificarsi di alcune condizioni. I Giapponesi chiesero infatti che il Karate sviluppasse un curriculum di insegnamento uniforme differenziandosi dalle proprie origini cinesi, che adottasse un'uniforme standard di allenamento (si decise per una divisa tipo Judogi ma più leggera), che assegnasse un sistema di graduazione (si adottò il sistema a Kyu e Dan già in uso nel Judo), che sviluppasse un sistema di competizioni e che riducesse ulteriormente gli aspetti più violenti ancora presenti nella pratica. Funakoshi ed il suo gruppo riuscirono in questo compito ed il Karate venne riconosciuto ufficialmente, continuando così a diffondersi.


fine settima parte ...

Breve storia dei Kata (parte sesta)

lunedì, agosto 24, 2009

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di Iain Abernethy
Originale in lingua inglese: http://www.iainabernethy.com/articles/article_19.asp
Traduzione in lingua italiana di Marco Forti
Tradotto e pubblicato con l'autorizzazione scritta dell'autore.
Ogni riproduzione non autorizzata è proibita.


... continua dai post precedenti ...

All'alba del ventesimo secolo, un gruppo di praticanti promosse una campagna per favorire l'entrata del Karate nel sistema scolastico di Okinawa, consapevole che la pratica del Karate avrebbe promosso la salute del corpo, il miglioramento del carattere e la maggior produttività degli studenti al loro ingresso nella società giapponese.
Nel 1901 Anko Itosu riuscì a far entrare il Karate nel programma di educazione fisica delle scuole elementari di Okinawa. Itosu era convinto che il Karate, come praticato allora, fosse troppo pericoloso per essere insegnato ai bambini e iniziò così a camuffare le tecniche più pericolose. Quale risultato di queste modifiche, ai bambini veniva insegnato il kata come insieme prevalente di tecniche di parata e di colpi di pugno. Pare che Itosu abbia sostituito molti dei colpi più pericolosi (teisho, nukite, ecc…) con tecniche effettuati con la mano chiusa a pugno. Questo portò i bambini a beneficiare di un migliore stato di salute e disciplina senza essere esposti alle tecniche di combattimento più efficaci e pericolose contenute nei kata.

Itosu divenne insegnante di Karate in un collegio okinawense e pochi anni dopo scrisse una lettera al Dipartimento dell'Educazione per delineare la propria visione del Karate. Con questa lettera chiese inoltre che il Karate venisse introdotto nel curriculum di tutte le scuole di Okinawa. Il desiderio di Itosu divenne realtà ed il Karate entrò a far parte dell'educazione di tutti i bambini dell'isola.

Le modifiche di Itosu portarono a notevoli cambiamenti nel modo in cui l'Arte veniva insegnata. L'enfasi veniva ora portata fermamente sullo sviluppo del benessere fisico attraverso la pratica di gruppo dei kata. Non veniva fornita istruzione nelle applicazioni associate al kata e inoltre vennero adottate "etichette" volutamente fuorvianti per descrivere le varie tecniche. Oggi è proprio la terminologia di Itosu ad essere comunemente usata nel mondo e la considerazione di quanto accadde in quel periodo è molto importante per comprendere le motivazioni per cui si adottò un certo tipo di terminologia.



fine sesta parte ...

Breve storia dei Kata (parte quinta)

martedì, agosto 18, 2009

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di Iain Abernethy
Originale in lingua inglese: http://www.iainabernethy.com/articles/article_19.asp
Traduzione in lingua italiana di Marco Forti
Tradotto e pubblicato con l'autorizzazione scritta dell'autore.
Ogni riproduzione non autorizzata è proibita.


... continua dai post precedenti ...

Da quanto visto possiamo concludere che il Karate sia una sintesi di diversi sistemi di combattimento. La posizione unica al mondo di Okinawa e i vari editti che bandivano il possesso delle armi ne fecero il posto ideale per lo sviluppo di un sistema di combattimento a mani nude altamente efficace. Per molti secoli gli Okinawensi ebbero l'opportunità di studiare un significativo numero di differenti tradizioni di combattimento, e da ciascuna di esse trassero le tecniche ed i concetti più efficaci per costituire un sistema estremamente efficiente. Gli Okinawensi non solo avevano i mezzi, ma anche la motivazione. Mentre in altre culture lo sviluppo di abilità di lotta a mani nude erano poste in secondo piano rispetto allo sviluppo di abilità nell'uso delle armi, gli abitanti di Okinawa non potevano contare sullo stesso livello di abbondanza. Inoltre è importante sottolineare come i sistemi di combattimento di Okinawa vennero sempre tenuti segreti.

Molti dei kata praticati in quel tempo erano cinesi in origine, ma furono influenzati dalle tecniche e dai concetti tratti dalle tradizioni di combattimento di altre parti del mondo. Anche gli Okinawensi svilupparono kata per codificare i propri sistemi di lotta. Il solo scopo dietro la creazione di un kata, in quel momento storico, era quello di registrare metodi di combattimento altamente efficaci e brutali e di fornire un metodo di allenamento per aiutare il perfezionamento di tali metodi. Ma le cose erano destinate a cambiare. Quali praticanti del Karate moderno, desiderosi di acquisire abilità ed efficacia nel combattimento, dobbiamo essere consapevoli di questi cambiamenti.

Nel 1868 il Giappone passò dal feudalesimo alla democrazia. Durante questo periodo i Giapponesi dovettero abbandonare molti degli aspetti che avevano caratterizzato la loro cultura nel periodo appena trascorso. Elementi quali la struttura a classi, il portare la spada e la particolare acconciatura dei capelli da samurai vennero tutti aboliti. Comunque le autorità giapponesi continuarono a promuovere alcuni dei valori associati al passato. Era convinzione diffusa che la pratica delle arti marziali avrebbe promosso la salute, sviluppato uno spirito forte e incoraggiato la moralità del popolo giapponese.

Si era inoltre convinti che la pratica marziale avrebbe aiutato ogni giapponese a mantenere un senso di identità nazionale in un periodo di forti cambiamenti politici e di risveglio dell'influenza straniera. Lo sviluppo di arti marziali "sportivizzate", che si pensava continuassero a propagandare i valori associati al bushido, era supportato dal Ministero dell'Educazione e pertanto, arti come il Judo ed il Kendo trovarono un posto di primo piano nel sistema educativo del Giappone. Si pensava inoltre che la formazione di corpi sani e spiriti forti, sviluppati attraverso la pratica del Budo, sarebbe stata di aiuto nella formazione dell'esercito giapponese.

Nel 1891, nel corso dello svolgimento delle visite mediche per il reclutamento nell'esercito, vennero notate le eccezionali condizioni fisiche di alcuni praticanti di Karate. Come risultato i militari chiesero se sarebbe stato possibile utilizzare il Karate nell'esercito, come era già stato fatto per il Judo ed il Kendo. L'idea fu poi abbandonata a causa della disorganizzazione del mondo del Karate, del lungo periodo richiesto per divenire competenti e per la paura che le nuove abilità acquisite potessero essere utilizzate dalle truppe nelle risse.



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Breve storia dei Kata (parte quarta)

mercoledì, agosto 12, 2009

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di Iain Abernethy
Originale in lingua inglese: http://www.iainabernethy.com/articles/article_19.asp
Traduzione in lingua italiana di Marco Forti
Tradotto e pubblicato con l'autorizzazione scritta dell'autore.
Ogni riproduzione non autorizzata è proibita.


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Erano le classi più elevate ad essere prevalentemente responsabili della pratica e dello sviluppo del Karate, e non, come si pensa comunemente, le classi meno agiate. Solo le classi più elevate avevano le risorse, il tempo e le opportunità per cercare istruzione nelle arti marziali.

Nel 1609 il Giappone era retto dallo shogunato Tokugawa che riuscì a mantenne il proprio controllo attraverso giochi di potere finalizzati a mettere i diversi gruppi rivali gli uni contro gli altri. Il clan Tokugawa aveva in precedenza sconfitto il clan Satsuma, ma quest'ultimo era ancora considerato una minaccia. Per tale motivo i samurai Satsuma vennero inviati ad invadere Okinawa. Ciò avrebbe assicurato da una parte l'allontanamento del clan Satsuma, dall'altra una punizione agli Okinawensi per non aver fornito al Giappone gli aiuti richiesti in occasione di un precedente attacco alla Cina.

L'invasione fu un successo ed ancora una volta agli abitanti di Okinawa venne proibito il possesso delle armi. Ogni abitante trovato in possesso di armi sarebbe stato severamente punito. Per difendersi, gli Okinawensi non avevano altra possibilità se non quella di affidarsi alla propria abilità nel combattimento disarmato, oltre all'uso a fini di lotta di strumenti agricoli e di pesca.

I Giapponesi imposero diverse leggi per sradicare ogni traccia dei sistemi di combattimento di Okinawa. Per questo il Karate iniziò ad essere praticato solo in segreto. Ciò ebbe un profondo effetto sul Karate che divenne un sistema conoscibile solo a pochi prescelti. I kata e, in particolare, le relative applicazioni vennero ulteriormente coperti dalla segretezza per essere eccezionalmente rivelati solo agli studenti più fidati. Gli effetti di questa consuetudine hanno avuto ripercussioni sul Karate dei nostri giorni in quanto il significato di molti movimenti è sepolto nelle tombe dei primi praticanti.

Il clan Satsuma mantenne il controllo su Okinawa per circa tre secoli, fino a che Okinawa entrò ufficialmente a far parte del Giappone. Il sistema di combattimento utilizzato dai samurai Satsuma era il Bujitsu Jigen-Ryu. Alcuni nobili di Okinawa ricevettero istruzione in questo sistema. Infatti, Bushi Matsumura – un maestro di Karate impiegato dal re di Okinawa come guardia del corpo – ricevette un diploma di insegnante di Jigen-Ryu. Ci sono forti probabilità che alcuni aspetti del Bujitsu Jigen-Ryu abbiano avuto effetti su quello che verrà in seguito conosciuto come stile Shuri-te del Karate.


fine quarta parte ...

Breve storia dei Kata (parte terza)

venerdì, agosto 07, 2009

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di Iain Abernethy
Originale in lingua inglese: http://www.iainabernethy.com/articles/article_19.asp
Traduzione in lingua italiana di Marco Forti
Tradotto e pubblicato con l'autorizzazione scritta dell'autore.
Ogni riproduzione non autorizzata è proibita.


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Nel 1429 il re Sho Hashi, desiderando migliorare la posizione internazionale di Okinawa, spronò il popolo okinawense ad incrementare i commerci con le nazioni vicine. Aumentarono gli scambi con l'Indonesia e tutto il Sud Est asiatico, con la Corea, il Giappone e la Cina.

e città di Shuri e Naha divennero famosi centri commerciali per beni di lusso. In seguito queste città guadagnarono notorietà anche per i sistemi di combattimento cui diedero il loro nome.

L'incremento negli scambi portò numerosi visitatori ad Okinawa e, con ogni probabilità, favorì un ulteriore scambio di idee sui sistemi di combattimento. Ciò influenzò ulteriormente i sistemi di combattimento nativi ed i kata utilizzati per codificarli.

Nel 1477, Sho Shin (il Re di Okinawa) impose ai civili il divieto di possedere qualsiasi tipo di arma. Questo tentativo di controllare la popolazione ebbe un effetto notevole sull'incremento delle abilità nel combattimento disarmato.

Nella maggior parte dei sistemi di combattimento esistenti al mondo, le armi sono sempre state la prima scelta. Nessun guerriero avrebbe scelto di combattere a mani nude se avesse potuto utilizzare un'arma.

Il bando delle armi portò gli abitanti di Okinawa a non avere altra scelta se non quella di migliorare le proprie capacità nel combattimento disarmato in vista di un eventuale attacco.

Questa condizione fu un vero e proprio catalizzatore nel favorire il raggiungimento di un altissimo livello di efficacia nella lotta a mani nude da parte del popolo di Okinawa.

A quel tempo, tutti i nobili di Okinawa dovevano vivere nelle vicinanze del castello di Shuri e questo obbligo ebbe un influsso notevole anche sullo sviluppo del Karate.

Era pratica comune in tutto il mondo per i re, mantenere i nobili nelle vicinanze del proprio castello. In questo modo era molto più semplice per il sovrano organizzare riunioni; inoltre assicurava che le famiglie dei nobili fossero sempre a una distanza tale da poter divenire in ogni momento "ostaggi".

Ciò assicurava la lealtà della nobiltà e diventava un forte strumento di negoziazione in caso di eventuali rivolte. Come era cosa comune nel resto del mondo, ai nobili okinawensi erano inoltre garantiti favori e status sociale in cambio della loro lealtà e dei loro servizi.

Molti nobili praticavano le arti marziali al fine di mantenere l'ordine e, qualora fosse stato necessario, per proteggere il loro re (come accadeva in Europa per i cavalieri d'Inghilterra). I combattenti migliori erano inoltre destinati a ricevere riconoscimenti e ricompense.

fine terza parte ...

Breve storia dei kata (parte seconda)

martedì, agosto 04, 2009

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di Iain Abernethy
Originale in lingua inglese: http://www.iainabernethy.com/articles/article_19.asp
Traduzione in lingua italiana di Marco Forti
Tradotto e pubblicato con l'autorizzazione scritta dell'autore.
Ogni riproduzione non autorizzata è proibita.


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Nel corso dell'undicesimo secolo un certo numero di guerrieri giapponesi sopravvissuti alle guerre tra i clan Taira e Minamoto si trasferirono ad Okinawa. Molti dei samurai Minamoto restarono sull'isola per il resto della loro vita ed il loro bujitsu ebbe una larga influenza sui metodi di lotta utilizzati dai nobili di Okinawa. Alcuni ritengono che la caratteristica del bujitsu dei Minamoto che influenzò principalmente lo sviluppo dei metodi di combattimento okinawensi consiste nella convinzione che tutte le tecniche si basino essenzialmente sugli stessi movimenti di base. Sia che si colpisca, si afferri oppure si maneggi un'arma, i samurai Minamoto insegnavano la medesima forma di base. Prima si insegnava un determinato movimento, poi si dimostrava come tale movimento poteva essere adattato per raggiungere diversi risultati. Gli effetti di questa filosofia del confronto può essere ancora individuata nel Karate dei giorni nostri in quanto non è strano vedere assegnate ad un singolo movimento di un kata, diverse applicazioni efficaci.

Il fatto di collegare a ciascun movimento molteplici applicazioni, fa' sì che anche kata di dimensioni facilmente gestibili possano contenere un ammontare rilevante di informazioni. Il ricorso ad applicazioni multiple dello stesso movimento aiuta inoltre ad assicurare una risposta rapida alle situazioni di combattimento. Questo perché il praticante non studia tanti movimenti diversi per altrettante situazioni – cosa indesiderabile in quanto il cervello dovrebbe ricercare in un insieme enorme di informazioni prima di poter individuare ed applicare il movimento appropriato – ma apprende invece un numero relativamente limitato di movimenti, applicabili a situazioni diverse.

Nel 1377 il Re di Okinawa assicurò la propria lealtà all'Imperatore della Cina; ciò determinò un pesante influsso della cultura e dei costumi cinesi sull'isola. I sistemi e le filosofie di combattimento cinesi erano naturalmente incluse in questa forma di scambio culturale. I metodi degli esperti marzialisti cinesi ebbero un'enorme influenza sulla crescita e sullo sviluppo dei sistemi di combattimento nativi di Okinawa. Questi artisti portarono ad Okinawa molti dei kata tuttora praticati nel Karate moderno, ed i loro sistemi furono elementi di ispirazione per i loro successori. Infatti molti kata portano il nome dell'artista che li aveva creati o ispirati (ad esempio: Kushanku, Wanshu, Chinto)

fine seconda parte...

Breve storia dei Kata (parte prima)

domenica, agosto 02, 2009

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di Iain Abernethy
Originale in lingua inglese: http://www.iainabernethy.com/articles/article_19.asp
Traduzione in lingua italiana di Marco Forti
Tradotto e pubblicato con l'autorizzazione scritta dell'autore.
Ogni riproduzione non autorizzata è proibita.


Se siete interessati all'utilizzo efficace e realistico dei metodi di combattimento codificati nei Kata, è importante che abbiate qualche cognizione della loro storia. Senza comprenderne la storia non sarete in grado di apprezzare i kata nel loro corretto contesto ed avrete poche possibilità di decodificare i metodi di combattimento in essi contenuti.

I kata hanno sempre fatto parte integrante della pratica del Karate. Per comprendere appieno la storia e gli sviluppi dei kata è indispensabile riferirsi alla storia e all'evoluzione del Karate nella sua completezza. La memorizzazione di informazioni attraverso il movimento fisico è pratica antica. Ancora oggi molte culture utilizzano 'danze' e sequenze di movimenti fisici per narrare storie e per trasmettere il proprio patrimonio culturale alle giovani generazioni.

Ci sono pochi dubbi sul fatto che tali gruppi possano avere utilizzato gli stessi mezzi per trasmettere e rifinire le tecniche di lotta e di caccia risultate più efficaci nel corso del tempo. Quando un individuo si apprestava allo studio delle tecniche di combattimento e di caccia del gruppo, iniziava copiando i movimenti dei più esperti.

Gli anziani dimostravano i vari movimenti ed i giovani cercavano di emularli. Queste abilità venivano poi ulteriormente rifinite ed in seguito tramandate alle generazioni successive. È in questo modo che deve essere nato il primo "kata".

Fu sull'isola di Okinawa che il sistema di combattimento in seguito conosciuto come karate si sviluppò. Okinawa è una delle isole che formano l'arcipelago delle Ryukyu. Si trova a cinquecentocinquanta miglia dalla Cina, approssimativamente equidistante da Cina e Giappone.


fine prima parte...

Solo chi sa combattere...

venerdì, luglio 31, 2009

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«... Solo chi sa combattere può non combattere e chi non sa combattere può solo farsela addosso… Le masse irresponsabili sono invitate a “non uccidere” perché il potere abbia vita facile… Ma nella realtà bisogna saper uccidere per cercare di non uccidere più. Si, nel Judo io insegno a combattere e simbolicamente ad uccidere, ma intanto insegno anche un principio morale...»

(C. Barioli, Corpo Mente cuore - Manifesto per una nuova educazione)