Breve storia dei Kata (parte quinta)

martedì, agosto 18, 2009

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di Iain Abernethy
Originale in lingua inglese: http://www.iainabernethy.com/articles/article_19.asp
Traduzione in lingua italiana di Marco Forti
Tradotto e pubblicato con l'autorizzazione scritta dell'autore.
Ogni riproduzione non autorizzata è proibita.


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Da quanto visto possiamo concludere che il Karate sia una sintesi di diversi sistemi di combattimento. La posizione unica al mondo di Okinawa e i vari editti che bandivano il possesso delle armi ne fecero il posto ideale per lo sviluppo di un sistema di combattimento a mani nude altamente efficace. Per molti secoli gli Okinawensi ebbero l'opportunità di studiare un significativo numero di differenti tradizioni di combattimento, e da ciascuna di esse trassero le tecniche ed i concetti più efficaci per costituire un sistema estremamente efficiente. Gli Okinawensi non solo avevano i mezzi, ma anche la motivazione. Mentre in altre culture lo sviluppo di abilità di lotta a mani nude erano poste in secondo piano rispetto allo sviluppo di abilità nell'uso delle armi, gli abitanti di Okinawa non potevano contare sullo stesso livello di abbondanza. Inoltre è importante sottolineare come i sistemi di combattimento di Okinawa vennero sempre tenuti segreti.

Molti dei kata praticati in quel tempo erano cinesi in origine, ma furono influenzati dalle tecniche e dai concetti tratti dalle tradizioni di combattimento di altre parti del mondo. Anche gli Okinawensi svilupparono kata per codificare i propri sistemi di lotta. Il solo scopo dietro la creazione di un kata, in quel momento storico, era quello di registrare metodi di combattimento altamente efficaci e brutali e di fornire un metodo di allenamento per aiutare il perfezionamento di tali metodi. Ma le cose erano destinate a cambiare. Quali praticanti del Karate moderno, desiderosi di acquisire abilità ed efficacia nel combattimento, dobbiamo essere consapevoli di questi cambiamenti.

Nel 1868 il Giappone passò dal feudalesimo alla democrazia. Durante questo periodo i Giapponesi dovettero abbandonare molti degli aspetti che avevano caratterizzato la loro cultura nel periodo appena trascorso. Elementi quali la struttura a classi, il portare la spada e la particolare acconciatura dei capelli da samurai vennero tutti aboliti. Comunque le autorità giapponesi continuarono a promuovere alcuni dei valori associati al passato. Era convinzione diffusa che la pratica delle arti marziali avrebbe promosso la salute, sviluppato uno spirito forte e incoraggiato la moralità del popolo giapponese.

Si era inoltre convinti che la pratica marziale avrebbe aiutato ogni giapponese a mantenere un senso di identità nazionale in un periodo di forti cambiamenti politici e di risveglio dell'influenza straniera. Lo sviluppo di arti marziali "sportivizzate", che si pensava continuassero a propagandare i valori associati al bushido, era supportato dal Ministero dell'Educazione e pertanto, arti come il Judo ed il Kendo trovarono un posto di primo piano nel sistema educativo del Giappone. Si pensava inoltre che la formazione di corpi sani e spiriti forti, sviluppati attraverso la pratica del Budo, sarebbe stata di aiuto nella formazione dell'esercito giapponese.

Nel 1891, nel corso dello svolgimento delle visite mediche per il reclutamento nell'esercito, vennero notate le eccezionali condizioni fisiche di alcuni praticanti di Karate. Come risultato i militari chiesero se sarebbe stato possibile utilizzare il Karate nell'esercito, come era già stato fatto per il Judo ed il Kendo. L'idea fu poi abbandonata a causa della disorganizzazione del mondo del Karate, del lungo periodo richiesto per divenire competenti e per la paura che le nuove abilità acquisite potessero essere utilizzate dalle truppe nelle risse.



fine quinta parte ...