Breve storia dei Kata (parte terza)

venerdì, agosto 07, 2009

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di Iain Abernethy
Originale in lingua inglese: http://www.iainabernethy.com/articles/article_19.asp
Traduzione in lingua italiana di Marco Forti
Tradotto e pubblicato con l'autorizzazione scritta dell'autore.
Ogni riproduzione non autorizzata è proibita.


... continua dai post precedenti ...

Nel 1429 il re Sho Hashi, desiderando migliorare la posizione internazionale di Okinawa, spronò il popolo okinawense ad incrementare i commerci con le nazioni vicine. Aumentarono gli scambi con l'Indonesia e tutto il Sud Est asiatico, con la Corea, il Giappone e la Cina.

e città di Shuri e Naha divennero famosi centri commerciali per beni di lusso. In seguito queste città guadagnarono notorietà anche per i sistemi di combattimento cui diedero il loro nome.

L'incremento negli scambi portò numerosi visitatori ad Okinawa e, con ogni probabilità, favorì un ulteriore scambio di idee sui sistemi di combattimento. Ciò influenzò ulteriormente i sistemi di combattimento nativi ed i kata utilizzati per codificarli.

Nel 1477, Sho Shin (il Re di Okinawa) impose ai civili il divieto di possedere qualsiasi tipo di arma. Questo tentativo di controllare la popolazione ebbe un effetto notevole sull'incremento delle abilità nel combattimento disarmato.

Nella maggior parte dei sistemi di combattimento esistenti al mondo, le armi sono sempre state la prima scelta. Nessun guerriero avrebbe scelto di combattere a mani nude se avesse potuto utilizzare un'arma.

Il bando delle armi portò gli abitanti di Okinawa a non avere altra scelta se non quella di migliorare le proprie capacità nel combattimento disarmato in vista di un eventuale attacco.

Questa condizione fu un vero e proprio catalizzatore nel favorire il raggiungimento di un altissimo livello di efficacia nella lotta a mani nude da parte del popolo di Okinawa.

A quel tempo, tutti i nobili di Okinawa dovevano vivere nelle vicinanze del castello di Shuri e questo obbligo ebbe un influsso notevole anche sullo sviluppo del Karate.

Era pratica comune in tutto il mondo per i re, mantenere i nobili nelle vicinanze del proprio castello. In questo modo era molto più semplice per il sovrano organizzare riunioni; inoltre assicurava che le famiglie dei nobili fossero sempre a una distanza tale da poter divenire in ogni momento "ostaggi".

Ciò assicurava la lealtà della nobiltà e diventava un forte strumento di negoziazione in caso di eventuali rivolte. Come era cosa comune nel resto del mondo, ai nobili okinawensi erano inoltre garantiti favori e status sociale in cambio della loro lealtà e dei loro servizi.

Molti nobili praticavano le arti marziali al fine di mantenere l'ordine e, qualora fosse stato necessario, per proteggere il loro re (come accadeva in Europa per i cavalieri d'Inghilterra). I combattenti migliori erano inoltre destinati a ricevere riconoscimenti e ricompense.

fine terza parte ...